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Tribunale per i minorenni di Lecce

Il Tribunale per i minorenni di Lecce

Si comunica che a seguito di migrazione su nuova linea telefonica il centralino di questo Tribunale per i minori risponde al numero:

0832 1819 111

A questo, ove necessario, vanno ad aggiungersi di volta in volta i tre numeri interni già noti.

 

AVVISO PER TUTORI MSNA
RICHIESTA EQUA INDENNITA’ E RIMBORSO SPESE

Con Decreto del Ministro dell’Interno del 08/08/2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 19/09/2022, i Tutori legali degli MSNA possono, una volta ricevuta notifica della chiusura del procedimento di tutela, presentare a questo Tribunale una istanza per il riconoscimento del rimborso spese sostenute e di un’equa indennità, allegando una relazione riepilogativa finale.

Le spese da rimborsare devono essere dettagliatamente indicate e motivate (art. 3); l’equa indennità, invece, verrà assegnata qualora siano dimostrate attività caratterizzate da particolare complessità e onerosità (art. 4).
Dopo la determinazione di quanto dovuto, l'istanza di attribuzione degli importi è presentata dall'interessato alla Prefettura competente per territorio, secondo le modalità indicate dall’art. 5.
La procedura di rimborso, invece, avverrà secondo quanto indicato negli artt. 7 e 8.

Per maggiori informazioni, rivolgersi alla Cancelleria MSNA del Tribunale.

 

IL PRIMO E IL TERZO MERCOLEDÌ DEL MESE, dalle ore 10:00 alle ore 12:00, (escluso il periodo dal 13 luglio al 6 settembre 2023) è attivo uno sportello informativo destinato alle coppie di coniugi interessate all’adozione nazionale ed internazionale (vedasi inNOTIZIE online).

CENTRALINO: per gli ordinari contatti telefonici con il personale dell'ufficio, fatte salve le comunicazioni assolutamente urgenti, sarà operativo dalle ore 10.00 alle ore 12.00 tutti i giorni dal lunedì al venerdì.

 

Gli uffici giudiziari minorili della Corte di Appello di Lecce occupano dal 2009 il complesso conventuale denominato Villa Bobò.

L' edificio, sorto nella prima metà del 700 per ospitare la casa delle missioni appartenente all' ordine dei padri missionari di S. Vincenzo de Paoli, fu costruito in un' epoca in cui l'agguerrita politica anticlericale da parte del potere borbonico mirava a ridimensionare il potere della Chiesa. Il convento dei vincenziani rappresenta una delle ultime realizzazioni religiose del settecento a Lecce ed un prestigioso esempio di architettura religiosa barocca.

I Padri della missione, sia pure con qualche soluzione di continuità, occuparono il convento fino al 1866 ospitando, a partire dal 1850, un convitto maschile in cui gli allievi apprendevano lettere scienze e morale.

Negli anni successivi, come risulta da fonti archivistiche di fine 800, l'edificio fu stabilmente destinato a casa di reclusione fino a quando, nel 1997, non venne inaugurata la nuova casa circondariale di Lecce in Borgo S.Nicola.

In seguito intervenne su decisione dell'Agenzia del Demanio, il complesso fu consegnato al Ministero della Giustizia - Dipartimento della giustizia minorile, per destinarlo a sede degli uffici del Tribunale per i Minorenni e relativa Procura e dei Servizi sociali minorili ministeriali.

Una approfondita indagine storico-architettonica e lo studio delle esigenze funzionali della nuova destinazione hanno preceduto il progetto dell' intervento di ristrutturazione e restauro, effettuato dal Provveditorato alle opere pubbliche per la Puglia.

Prima di tale intervento il compendio architettonico era molto diverso sia da come appare oggi, sia dall' originario aspetto: in particolare numerosi corpi di fabbrica erano stati costruiti in aderenza al convento per ricavare nuovi ambienti per le maggiori esigenze di accoglienza del carcere. Tali pesanti trasformazioni e adattamenti avevano deturpato i prospetti e le linee architettoniche dell' immobile. Un alto e spesso muro di cinta impediva, inoltre, quasi completamente la visione del complesso dall' esterno, sottraendolo di fatto alla città di Lecce, alla quale è stato restituito nella sua bellezza e con una nuova funzione.

L' ampiezza degli spazi, la ritrovata luminosità dei corridoi, l' altezza delle volte suscitano in coloro che lavorano o che comunque hanno modo di sostare in questi ambienti pensieri di bellezza e di pace. E tanto valga ad alleviare la sofferenza della vicenda umana e giudiziaria di quanti attraversano queste aule di giustizia.

Un provvidenziale filo rosso sembra legare la nuova destinazione dell' edificio a quel Vincenzo De Paoli, fondatore dell' ordine, che dedicò la sua vita agli ultimi della società, ai poveri, ai malati, ai prigionieri, ed anche agli orfani e ai bambini abbandonati.

Verrebbe da pensare che, almeno simbolicamente, lo spirito delle origini ha trionfato: villa Bobò da luogo di esecuzione delle sanzioni e delle pene è ritornato ad essere luogo di accoglienza e di protezione, da luogo contro a luogo per.